Si avvisa il gentile pubblico che giovedì 25 Aprile la biglietteria rimane chiusa. Leggi di più +

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Sarà aperto il servizio di botteghino a partire da un’ora prima dell’inizio degli spettacoli.

Archivio / Teatro

Vorrei essere figlio di un uomo felice

L’Odissea del figlio di Ulisse, ovvero come crescere con un padre lontano

Archivio / Teatro

Vorrei essere figlio di un uomo felice

L’Odissea del figlio di Ulisse, ovvero come crescere con un padre lontano

Dopo il tutto esaurito dello scorso anno, Gioele Dix torna con il suo monologo intenso, personale e divertente centrato sull’idea della paternità.

Con la sua affilata ironia e pescando dalla sua storia personale e dagli autori che più ama, racconta e approfondisce una vicenda letteraria e umana. «Vorrei essere figlio di un uomo felice», confida Telemaco alla dea Atena – nel primo canto dell’Odissea – appena prima di partire alla ricerca del padre mai conosciuto; un viaggio tra mare e terra che gli riserverà sorprese e incontri catartici. Un recital vivace che racconta il percorso di un figlio che prova a uscire dall’ombra per imparare a vivere, perché c’è sempre un momento nel quale si decide di non essere più figli e si inizia a esplorare la vita e percorrere, ciascuno a suo modo, la propria strada.

Da tempo, anzi forse da sempre, Gioele Dix non è solo un comico. La sua “animalità” da palcoscenico è al servizio di una ricerca d’autore. Poi il garbo sornione, il talento per la battuta, il sound dell’umorista rendono i suoi esercizi di pensiero terribilmente divertenti, ma lo spasso è un mezzo non un fine. La sua è un’affabulazione elegante, esistenzialista, quasi jazz nel gusto per la variazione.
Sara Chiappori - la Repubblica
Dix, a suo tempo figlio in conflitto con il genitore, è ora padre contestato. Il destino di ognuno. Lo dice la filastrocca irridente e d’autore con cui esordisce: I borghesi di Gaber. In un via vai continuo, fuori e dentro il testo omerico approfondisce e divaga: ricordi personali, aneddoti, “storiellette”, ulteriori rimandi letterari (Auster, Kundera...). Lo spettacolo scorre punteggiato di convinte risate.
Adriana Marmiroli - La Stampa
Allo spettatore basta poco per godere di (e insieme con) questi greci poliamorosi e politeisti, disinibiti e goderecci, con un dio sempre a portata di mano, persino nelle sciagure, e l’irrituale capacità di trasformare una celebrazione in una grigliata. Sono i nostri antenati eroici e, proprio per questo, terribilmente emotivi: quando non fanno la guerra, o l’amore, passano il tempo a piangere.
Camilla Tagliabue - Il Fatto Quotidiano