Archivio / Teatro

SocialMente

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SocialMente

Un giorno o un anno di vita di stralunati esemplari umani inebetiti dai talent show e alienati dai social network. Due zombie che vivono tra lo schermo del televisore e il frigorifero.

Una ragazza obesa persa nel sogno di diventare una cantante di successo e un ragazzo dall’aspetto allucinato e dal pallore cadaverico per la scarsa propensione a uscire all’aria aperta. Tra i due s’instaura una comunicazione fatta di sproloqui verbali e fisici, lunghi silenzi e improvvise esplosioni. Per loro, la realtà è subordinata a un principio di virtualità: “se non sono su facebook, in parte non sono anche nella realtà”. L’azione e il pensiero, la realtà e l’irrealtà, si fondono e confondono generando un cortocircuito emozionale.

La compagnia milanese propone una riflessione sui meccanismi di sovrapposizione dei due piani. In un’allucinazione continua scorrono sul palco i sogni di successo e gli incubi di fallimento di due soggetti desiderosi di amare ma incapaci di farlo.

SocialMente rappresenta un segnale confortante sul fronte dell’immissione di nuove idee nel teatro che si fa oggi. È notevole soprattutto per lo sforzo di auto-rappresentazione che lo ispira, spinto alle soglie di una livida caricatura generazionale.
Renato Palazzi
Un gruppo di giovanissimi artisti che dimostrano di avere idee ben chiare e mezzi adatti per realizzarle. Uno spettacolo interessante e molto promettente, non a caso già vincitore di diversi premi e riconoscimenti tra cui la Borsa Teatrale Anna Pancirolli 2014.
delteatro.it
La nostra poetica è volta a esplorare il grado zero delle dinamiche di relazione interpersonali. La realtà in cui viviamo è scandita dall’irreale. Il principio di realtà è subordinato a un principio di virtualità che lo influenza e definisce. Se non sono su Facebook, in parte non sono anche nella realtà. Mettere un like, aggiungere o bloccare qualcuno, eliminare un amico sono tutte azioni assolutamente virtuali, irreali, eppure la ricaduta di tali azioni è tangibile, reale, la tristezza che ci procura l’essere eliminati o il gusto lievemente sadico legato al bloccare una persona sono sentimenti reali, che percepiamo sulla nostra pelle. I social network sono dei contenitori all’interno dei quali si sviluppano e si sfogano le nostre pulsioni, le nostre emozioni, le nostre paure. Questo meccanismo vale a tal punto che, alle volte, l’irreale prende il sopravvento sul reale: non siamo toccati dal signore che incontriamo per strada e che ci chiede l’elemosina, fatichiamo a vivere pienamente un sentimento amoroso, ma un’inchiesta sui clochard e un talent sul canto possono emozionarci sino alle lacrime. In questi specchi virtuali ritroviamo noi stessi, più di quanto riusciamo a farlo nel reale, nella vita vissuta.
dalle note di regia di Francesco Alberici