Archivio / PoesiaPer amore della poesia

Piantate in terra come un faggio o una croce

La vita di Caterina da Siena e Beatrice di Pian degli Ontani

Archivio / PoesiaPer amore della poesia

Piantate in terra come un faggio o una croce

La vita di Caterina da Siena e Beatrice di Pian degli Ontani

Partner unico Per amore della Poesia

Fin dal titolo, lo spettacolo evoca la forza e la solidità terragna delle due donne di cui viene racconta la vita: santa Caterina da Siena, patrona d’Italia e d’Europa e Beatrice di Pian degli Ontani, la poetessa pastora, venerata come una dea dell’ottava rima.
Divise da cinquecento anni di storia e dai cento chilometri che separano Siena dalla montagna pistoiese.
È il teatro che le mette accanto.

Elisabetta Salvatori le unisce in un unico spettacolo, saltando tra Medioevo e Risorgimento, come in un montaggio cinematografico, seguendo i fili che le due hanno in comune, a cominciare da una data, 25 marzo, il giorno in cui nel 1347 nasceva Caterina e nel 1885 moriva Beatrice.
La seconda coincidenza è una frase dai toni mistici.
Erano analfabete, ma grandi comunicatrici e quando la gente, incredula, chiedeva loro dove avessero imparato quella sapienza, tutte e due rispondevano “Dal Libro Aperto”, che per Beatrice significava aver imparato dalla natura, perchè il Libro Aperto è il nome della montagna sopra casa sua, mentre per Caterina voleva dire aver imparato dalle braccia aperte del crocifisso.
Poi ci sono i sassi che le uniscono. Oggi, a Siena, l’unica cosa che rimane nella cella di Caterina, è il sasso dove posava la testa per dormire. Mentre a Pian degli Ontani, c’è una grande pietra chiamata ‘Il sasso di Beatrice’ in ricordo del luogo dov’era la sua casa.

Non si perdono mai d'animo. Rivolgono lo sguardo oltre le miserie e le difficoltà, verso la bellezza, attingendo dalla forza delle loro radici: piantate in terra.

Nel racconto poi ci sono piccole curiosità, non trovate sui libri, ma andando a cercare nei luoghi dove vissero, come scoprire che a Roma, nel palazzo dove morì Caterina oggi c’è un teatro, e tra la biglietteria e la sala degli spettacoli c’è proprio una cappella dedicata al suo trapasso.
Poi la caparbietà di entrambe, non sapevano scrivere, ma Caterina detta e invia più di trecento lettere a sovrani e pontefici del suo tempo, senza sconti per nessuno. Mentre nella casa di Beatrice, poverissima, c’era un via vai di intellettuali incuriositi e affascinati dalla sua capacità di improvvisare poesie in rima. Personalità dure, carismatiche, battagliere e ribelli, capaci di tener testa a uomini colti e di potere.
Beatrice canta poesie, Caterina passeggia con Gesù.
Poesia e fede: la via della grazia e quella della natura che proseguono sullo stesso sentiero, verso il senso della vita.
In un momento come il nostro, in cui c’è molta paura tra le donne, ascoltare queste vite forti e piene di dignità restituisce coraggio e speranza.