Archivio / Teatro

Medea per strada

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Medea per strada

Medea sullo stradone, è la storia di una donna, una di quelle che spesso incontriamo per caso: una giovane migrante, scappata dal proprio Paese e arrivata in Italia con la speranza di un futuro migliore. Alle spalle chissà quanti sogni e, spesso, l’amore di un uomo, che, invece di proteggerla e ricambiarla, l’ha buttata in strada a prostituirsi.
L’ambientazione è una delle vie della prostituzione: ogni città ne ha una. La percorreremo con lei a bordo di un furgone. Medea, madre, straniera, racconta il suo viaggio, la sua vita, la sua sua storia d’amore che inizia in un albergo albanese per finire sulla strada di una qualsiasi città italiana.

Elena Cotugno è convincente nella sua misurata, intensa disperazione. Lo spettacolo potrebbe essere replicato nelle tante vie della prostituzione italiane: è un grido, urlato in faccia a quanti, passando in fretta su quelle statali, su quelle strade “abitate”, fanno finta di non vedere.

Andrea Porcheddu

La miseria del sud del mondo, l’emigrazione forzata, il dramma della prostituzione: la maschera piangente femminile è tutta in questa “Medea in tangenziale”. Un furgone dagli ammortizzatori sfondati cerca l’uscita da Milano per condurci, pubblico e attrice, fuori, lontano da palazzi e civiltà. Sette spettatori per un’attrice che ci affronta nello spazio ristretto del retrovano. Il suo è uno sguardo corrosivo e acido che trafigge il nostro, miope e offuscato. Il mondo occidentale ha bisogno di schiavi, vecchi e nuovi, per rimpolpare le proprie democrazie che aprono le porte allo straniero dandogli opportunità, ma soltanto sulla carta.
Tommaso Chimenti