Archivio / Cinema

Il mare della nostra storia

proiezione del film di Giovanna Gagliardo

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Il mare della nostra storia

proiezione del film di Giovanna Gagliardo

C'è un luogo che guarda l'Italia e che dall'Italia è costantemente guardato. Uno sguardo fatto di brame, di scontri, di incontri e di seduzioni. Uno sguardo che ha significato l'inferno della guerra, e l'eden di una nuova piccola patria. Questo luogo è la Libia.

Due date: 5 ottobre 1911, la Regia Marina italiana impone la resa alla guarnigione turca di Tripoli e occupa la città. È la prima tappa dell’impresa coloniale italiana. 20 ottobre 2011, a Sirte viene catturato e ucciso Gheddafi.

In questi cento incredibili anni e non solo, si crea, si sviluppa, si incrina, si ricompone e si scompone il rapporto tutto speciale fra l’Italia –o per meglio dire gli italiani – e i libici o – per meglio dire – i tripolini.
Un rapporto appassionato e controverso dove, insieme alla storia con la S maiuscola (con la sua ferocia colonialista, ma anche con le sue lungimiranti intuizioni inclusive) si sviluppa un romanzo parallelo fatto di tante piccole storie quotidiane vissute da diverse comunità che convivono insieme pacificamente. Sono italiani, ebrei, arabi, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, mondani internazionali e uomini d’affari che vivono gomito a gomito in un miscuglio di interessi e di passioni che li fa sentire tutti figli di una cultura comune e mediterranea.

Il film, attraverso una serie di testimonianze, di racconti, di ricordi, ma anche di ricostruzioni storiche e di eccezionali filmati dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce, cerca di riprendere il filo di quel “rapporto particolare” che ha fatto del “bel suol d’amore” non solo il luogo della nostra spesso riprovevole memoria coloniale, ma anche il “luogo della bellezza e della felicità” per molti italiani che ci sono nati e che vi hanno vissuto.

Perché mi sono occupata di Libia e degli italiani di Libia?

Perché conosco tanta gente che è nata in Libia, perché ho sentito tanti racconti interessanti e molto diversi dalla storia e dalle cronache ufficiali che si leggono nei libri o che si vedono in tv, perché mi piace molto una canzone di Paolo Conte cantata da Patty Pravo che si intitola Tripoli 69, e perché di tanto in tanto mi piace prendermi una vacanza dal presente.
Così mi sono tuffata in questa meravigliosa avventura che mi ha fatto incontrare tante persone speciali e mi ha regalato la possibilità di infilarmi nell’Archivio Storico dell’Istituto Luce dove il “passato” scorre ininterrotto davanti agliocchi con l’effetto magico di restituirti il “presente di allora”.

Ho provato a mettere ordine in tutto questo puzzle, a dargli l’andamento di un racconto orale narrato in prima persona dai protagonisti e dagli speaker storici, senza la mediazione di una voce fuori campo che interpreta gli avvenimenti della storia con la cosiddetta “coscienza di poi.”
Ho lasciato la parola a chi aveva la propria storia da raccontare; e, alle immagini di repertorio, ho affidato il compito -non solo di fare da cornice seducente alle loro avventure- ma anche di tentare una risposta all’appassionata esigenza dei miei narratori, di sentirsi felicemente a casa solo in quella “città bianca” situata sull’altra sponda del Mediterraneo.

Se, come diceva Gillo Dorfles, il miglior viatico per il futuro è lo studio del passato, spero di aver dato il mio minuscolo contributo.

Note di regia

Giovanna Gagliardo, regista. È una delle autrici italiane che hanno esplorato con più sensibilità la psiche femminile e il ruolo della donna nella società. Si avvicina al cinema in qualità di sceneggiatrice e aiuto regista del grande cineasta ungherese Miklòs Jancsò, in particolare per La Pacifista (1971), satira di costume a sfondo politico interpretato da Monica Vitti; La tecnica e il rito (1972) filmTv sull’adolescenza e l’apprendistato alla tirannìa del giovane Attila; Roma rivuole Cesare (1973) sorta di peplum ambientato in Numidia all’epoca della morte di Cesare e infine Vizi Privati Pubbliche Virtù (1976) lettura erotica del delitto di Mayerling che valse a lei e al regista una condanna per oscenità.
Esordisce alla regia nel 1977 con Maternale, lettura psicologico – simbolica del rapporto madre-figlia. Protagonista Carla Gravina. Nel 1982 gira il noir Via degli Specchi con Milva, Nicole Garcia, Heinz Bennent presentato in concorso al Festival di Berlino; Caldo Soffocante, ambientato nella torrida Roma dei mondiali di calcio del 1990, con Christine Boisson, Ennio Fantastichini e Gabriele Ferzetti inaugura la Quinzaine des Realisateurs di Cannes nel 1991.
Dagli anni Novanta in poi si dedica brillantemente al documentario e dopo Viva l’Italia (1994) e Che colpa abbiamo noi (1997), torna alle tematiche femminili realizzando Bellissime, storia del Novecento italiano ricostruito attraverso una lunga galleria di donne che hanno contribuito a fare la nostra storia. Il film, diviso in due Parti, viene presentato a Venezia nella sezione Orizzonti: nel 2004 (Bellissime Parte Prima) e nel 2006 (Bellissime Parte Seconda)
Nel 2007 ha lavorato per l’Istituto Luce ricostruendo con i materiali di repertorio una storia del costume e della Moda italiana fino agli anni sessanta: L’abito di domani.
Nel 2009, Vittime, un documentario sugli Anni di Piombo. Nel 2011,  Venti Anni, docu-fiction che racconta attraverso due testimonianze personali venti anni della nostra storia recente: dalla caduta del Muro di Berlino al fallimento Lehman Brothers. Infine nel 2015, Le Romane (storie di donne e di quartieri). Una serie di ritratti femminili (da Lina Cavalieri ad Anna Magnani) ambientati nei quartieri e fra i vicoli romani dove sono nate o vissute.

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