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Il gigante nano

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Il gigante nano

Note di regia
Perché Wedekind al Salone Pier Lombardo?

Il teatro non si racconta, ma i motivi culturali che intorno ad esso si muovono, le riflessioni, le idee, i temi che gli sono sottesi, quelli sì, si possono e si devono spiegare.

Allora basta leggere le note biografiche di Wedekind per figurarsi che tipo d’intellettuale fosse quest’uomo e capire la natura dell’interesse che ci chiama verso di lui. […] Segretario di circo – responsabile pubblicitario di una fabbrica di dadi per brodo, scrittore satirico, autore e cantante di cabaret, collaboratore di un mecenate/mercante d’arte noto trafficante di quadri falsi – oltre che segretario, drammaturgo e attore di compagnie teatrali, Wedekind porta per primo nella cultura europea un blocco di temi insoliti, legati al rapporto dell’intellettuale con sé stesso, con il proprio destino individuale e con la società, in tutti i suoi aspetti problematici di lotta per la vita, di funzione storica, di collocazione ideologica, di comportamento sociale, ecc.

L’occasione, l’argomento che assume a parametro di queste sue analisi dell’uomo e della società del suo tempo, è l’istinto sessuale. Nemico di tutti i viscidi puritani, delle ipocrisie dei piccolo-borghesi che nascondono i loro istinti sotto i tappeti come fanno le serve svogliate con la spazzatura, Wedekind li fa saltare sul terreno minato dell’erotismo. E di lì parte per raccontarci la sua visione del mondo. Il risultato è un “pessimismo della ragione” che non lascia scampo e la formulazione di un giudizio inesorabilmente negativo. […]

Il libero sviluppo della natura di ogni uomo, l’emancipazione femminile, gli sforzi per riformare la vita, i legami sentimentali, le idee del suo tempo, tutto appare in quest’opera destinato al fallimento per propria intima essenza. Di ogni cosa provvede a far giustizia la realtà. Un’operazione teatrale, quindi, che non è la “dissacrazione” né la “demistificazione” a cui si fa tanto spesso ricorso, ma un modo più responsabile e radicale di affrontare al cuore i problemi e le contraddizioni dell’uomo moderno, con un atteggiamento e uno spirito che non consentono illusioni. Se in Testori (L’Ambleto e Il Macbetto) c’interessa la rabbia e il furore di chi, davanti a questa realtà, vorrebbe che fosse diversa – se nelle grandi tradizioni comiche (Molière, l’Ottocento francese, Nestroy) c’interessa la risata che si apre sulla tragedia, la battuta che tutto distrugge trovando scampo solo nell’intelligenza, con Il gigante nano l’orrore e l’ilarità divengono indivisibili componenti dell’analisi più lucida.

– Andrée Ruth Shammah

Franco Parenti ci ha dato un Hetmann di straordinaria penetrazione. Disfatto nel fisico, come richiesto dal personaggio, lucido, straziante e burattinesco insieme.

– Tino Dalla Valle, Il Resto del Carlino