Archivio / Teatro

Il giardino dei ciliegi

Trent'anni di felicità in comodato d'uso

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Il giardino dei ciliegi

Trent'anni di felicità in comodato d'uso

Nicola Borghesi, giovane rivelazione del teatro italiano, fondatore della compagnia Kepler - 452 gioca con le problematiche del nostro tempo intrecciandole con storie comuni e portandole sul palco insieme ai protagonisti che le hanno realmente vissute.

Come nei precedenti spettacoli (La rivoluzione è facile se sai come farla e La rivoluzione è facile se sai con chi farla), il regista punta a coinvolgere anche un pubblico non strettamente teatrale. A tal fine, non solo fonde realtà, biografia e finzione scenica, ma si avvale di attori non professionisti, persone comuni, voci ordinarie per storie “extra-ordinarie”.

Come nell’opera di Cechov, anche qui, il tema centrale è la perdita, per ragioni economiche, di un luogo dell’anima. Annalisa e Giuliano, moderni Ljuba e Gaev, hanno vissuto in una casa colonica della periferia di Bologna in comodato d’uso gratuito per trent’anni. Quella casa era il loro regno, fantastico e concreto, un luogo dell’innocenza e della fratellanza aperto pressoché a chiunque: cavalli, mucche, falchi, volpi del deserto, una lumaca gigante, un boa constrictor, un leopardo, un babbuino, una famiglia rom e persino alcuni detenuti ex 41-bis. Ma una mattina di settembre arriva un telegramma con cui il Comune intima lo sfratto.

Annalisa e Giuliano perdono il loro “giardino dei ciliegi” e si ritrovano in bilico fra il rimpianto di un passato che non può tornare e l’attesa di un futuro vago e in cui non si crede più.