Scritto bene, in un linguaggio secco, scarno, privo di fronzoli, immune insomma dalla verbosità. Una drammaturgia d’attore o comunque per l’attore, già predisposta alla scena.
Motivazione “Premio Ugo Betti”

Piove. Piove incessantemente da molti giorni.
In una casa cantoniera dell’hinterland milanese, quattro operai addetti alla manutenzione delle strade – tre italiani più Osman, un immigrato turco – sono costretti a passare una notte di straordinari sul luogo di lavoro per affrontare una grave emergenza meteorologica. Con loro un quinto uomo, italiano e neofascista. Mentre la pioggia continua a cadere si discute, ci si confronta su diversi temi: la difficile convivenza multietnica, il sempre più complicato rapporto intergenerazionale, le xenofobie e i fascismi continuamente risorgenti.
Ma non si assiste al discorrere politicamente corretto. Qui il testo trasuda una violenza sottotraccia, che si percepisce attraverso i luoghi, gli attimi e i gesti che compongono questa storia. Una violenza trattenuta, anche se sempre pronta a esplodere. Una tensione nascosta ma palese che tiene viva l’azione quasi senza far accadere nulla.

Pioggia è l’attesa della fine dell’attesa. È la voglia di vedere il sole prima che spunti dalle nuvole.