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Memorie di Adriana

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Memorie di Adriana

La trama

In prima nazionale al Festival di Spoleto 60, Memorie di Adriana è uno spettacolo… sul punto di cominciare… Infatti davanti alla porta chiusa del camerino di Adriana Asti va in scena invece un altro spettacolo, apparentemente non previsto. Una figura si affaccia nel buio: “Lei non verrà. Io la conosco. Molto meglio di quanto lei conosca se stessa…” e sarà lei, questa figura, a raccontare di quell’Adriana che non vuole entrare in scena, che fugge pur restando dov’è, che mostrandosi si nasconde, che dimenticando ricorda, che canta per restare sola. Un’attrice sul palco deve diventare un personaggio per riuscire a parlare di sé: è un inganno, forse una necessità. Ancora una provocazione, ancora una fuga.

Fantasie, pensieri, racconti prendono vita, mescolandosi al teatro. A raccontare non sono soltanto gli episodi di una lunga carriera, le ansie del palcoscenico, gli incontri con i più grandi registi di teatro e di cinema, i travestimenti e le nudità, la leggerezza e la follia. A raccontare è il meccanismo stesso di questo spettacolo, la scelta di apparire senza rivelarsi, di guardarsi da fuori quasi con distacco, riversando su quell’altra se stessa ironia e rabbia, irritazione e tenerezza. Dentro questo meccanismo in cui nessuno gioca solo la sua parte, c’è un direttore del teatro che si vergogna della sua coda leonina, c’è un tecnico che vorrebbe non sentirsi una gallina che in realtà è un pollo, c’è un ammiratore che colleziona ricordi. E soprattutto c’è lei, e c’è l’altra: una impigliata nelle tavole del palcoscenico, l’altra in camerino, a guardarsi allo specchio e cercare un nuovo trucco. Sempre a sentirsi fuori posto, per poi scoprire che forse l’unico posto è il teatro, perché totalmente illusorio.

… Si prende deliziosamente e autorevolmente gioco di sé, e si racconta da fuori, Adriana Asti alle prese con Memorie di Adriana, adattamento del suo libro Ricordare e dimenticare, parabola di una artista delicata ma iconoclasta, tortuosa ma nuda, cui la regista Andrée Ruth Shammah ha dato il senso di uno spettacolo eccentrico, storico. Fa finta di sostituire il monstre originario, e appoggiandosi a una colonna della scenografia di Fercioni, la Signora si presenta come amica dell’attrice beniamina del pubblico, e cita compagni storici come la Pagnani, la Brignone o Benassi, interpreta canzoni, si offre senza veli in immagini osè del cinema o di un Pinter discusso, rende omaggi a Visconti, a Ginzburg, Morante, Bertolucci, Wilson, e chiude in vera bellezza.

– Rodolfo di Giammarco, la Repubblica

Estratto dalle note di regia di Andrée Ruth Shammah

“Quante scene ho immaginato insieme a Gianmaurizio Fercioni per raccontare uno spazio vuoto che si riempia solo con l’amore per il Teatro…quell’amore che sa creare legami fortissimi tra le persone durante le prove e sa rimanere nel tempo quasi indissolubile come è successo tra Adriana e me”

Adriana Asti – Biografia

Nel corso della sua carriera teatrale è stata diretta, tra gli altri, da Strehler, Visconti, Ronconi, Harold Pinter, Susan Sontag, Alfredo Arias interpretando con riconosciuta maestria grandi personaggi del teatro classico e moderno. Ha ispirato autori come la Ginzburg, Siciliano, Patroni Griffi, Cesare Musatti e Franca Valeri, che hanno creato per lei indimenticabili protagoniste per le nostre scene. Da molti anni recita anche in lingua francese ed è riuscita a far conoscere, con grande successo, alcune delle sue eroine, sui palcoscenici di Parigi. Ha scritto due commedie, Caro Professore e Alcool, rappresentate per più di 200 repliche, e due romanzi pubblicati in Francia, Rue Ferou e Se souvenir et oublier. Quest’ultimo pubblicato anche in Italia da Edizioni Portaparole con il titolo Ricordare e dimenticare. Ha partecipato a oltre 60 film diretta, tra gli altri, da Visconti, De Sica, Pasolini, Bertolucci, Bolognini, Brass, Giordana, Techiné e Bunuel. Stramilano, nostalgia in musica della sua città, e Ja das Meer ist blau, poemi e canzoni di Brecht e Weill, spettacoli da lei ideati, la vedono nella sua nuova veste di cantante. Per le sue interpretazioni ha ottenuto il Premio Ennio Flaiano, tre Maschere d’oro, quattro Nastri d’argento, il David di Donatello, la Grolla d’oro, il Premio De Sica e il Ciak d’oro. Dal 2004 è Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. Nel 2009 Robert Wilson l’ha diretta in Giorni Felici di Samuel Beckett. Nel 2011 è stata insignita del titolo di Chevalier dans l’Ordre des Arts et de Lettres. Nel 2013 è stata la protagonista de La voce umana /Il bell’indifferente di Jean Cocteau diretta da Benoit Jacquot. Nel 2014 è stata Alice in Danza macabra di August Strindberg per la regia di Luca Ronconi, spettacolo con il quale è stata in tournée nazionale e internazionale fino al 2016.

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