Archivio / Cinema

Luci e Ombre

Il cinema di Ingmar Bergman

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Luci e Ombre

Il cinema di Ingmar Bergman

In occasione del Festival I Boreali a cura di Iperborea, il Teatro Franco Parenti propone una rassegna di alcuni dei titoli più famosi del regista svedese, considerato una delle personalità più importanti della cinematografia mondiale, regista, sceneggiatore, scrittore, drammaturgo e anche produttore.
A cento anni dalla nascita è apparso opportuno dedicare un ciclo al suo cinema per vedere e rivedere i suoi capolavori. E per un pubblico più giovane, entrare nel complesso universo del maestro del cinema mondiale.
La rassegna spazierà dai rigorosi film dell’inizio, girati con strepitosi bianco e nero, al passaggio al colore senza che la rappresentazione dell’angoscia esistenziale perda d’intensità.
Ingmar Bergman mette in continuazione lo spettatore davanti a se stesso e lo interroga sull’infelicità del mondo e del vivere in un continuo rapporto con la trascendenza.

Tutti i film sono in edizione originale, in parte restaurati con sottotitoli in italiano.
È questa panoramica l’asse portante della programmazione cinematografica del Teatro Franco Parenti e dell’Associazione Pier Lombardo che continuerà con altre rassegne su storia e temi del presente.
Le proiezioni sono previste in orari mattutini o pomeridiani.

Proiezioni

Il volto

Data da definire.

(Ansiktet) Svezia 1959 | 98’
con Max von Sydow, Bibi Andersson, Ingrid Thulin, Erland Josephson
Ragione scientifica e fede, magia e scetticismo, ma anche rivalità umana e gelosia maschile animano lo scontro fra Vogler, ambiguo illusionista e il dottor Vergerus, positivista incredulo. Il film mette a nudo l’animo umano, visualizzato nello scontro tra la scienza e la ciarlataneria. Premio speciale della Giuria al Festival di Venezia per “la raffinatezza formale”, infatti le parti tenute sul filo del fantastico, un vero espressionismo bergmaniano con le luci di e la fotografia di Gunnar Fischer, conservano ancor oggi una raffinatezza e potenza impressionanti.

Sussurri e grida

Data da definire.

(Viskiningar och rop) Svezia 1972 | col. 91’
con Harriet Anderson, Ingrid Thulin, Liv Ulmann, Erland Josephons
Bergman afferma che il film “caro al mio cuore” vuole essere la rappresentazione degli aspetti della personalità della madre. Ciò che colpisce è la simbologia che rimanda ad arcaiche rappresentazioni mentali dell’autore. «Ho immaginato l’interno dell’anima, come un’umida membrana tinta di rosso.» Capolavoro complesso e lucidissimo, il cui titolo è ripreso da una recensione musicale di un critico che definiva un quartetto di Mozart come “un susseguirsi” di sussurri e grida.

Sinfonia d'autunno

Data da definire.

(Hostsonaten) RFT 1978 | col. 90’
con Ingrid Bergman, Liv Ulmann, Erland Josephson
Le angosce, le sofferenze psichiche, i drammi dell’incomunicabilità di una madre inaffetiva che non è cresciuta psichicamente ed impedisce alla figlia di crescere in modo armonico. Bergman descrive e raffigura il mondo affettivo-emotivo in un modo che nessuna pagina psicoanalitica è in grado di trattare. La recitazione delle due protagoniste raggiunge il virtuosismo.

Il settimo sigillo

Data da definire.

(Det Sjunde Inseglet) Svezia 1956 | ‘96
con Max von Sydow, Gunnar Bjonstrand, Bibi Anderson
Tratto da un suo lavoro teatrale Pittura Su Legno il film si differenzia da questo e sceglie la proiezione fantastica, allegorica delle inquietudini religiose del regista, figlio di un pastore protestane. Perfetto per coerenza figurativa che va da Brueghel a Goya e Durer, interpretato da un gruppo di meravigliosi attori, l’opera raggiunge un risultato espressivo che trova confronti solo con i grandi capolavori del cinema.

Il posto delle fragole

Data da definire.

(Smultronstallet) Svezia 1957 | 91’
con Victor Sjostrom, Bibi Anderson, Ingrid Thulin
Un film che mette in scena con stupefacente accuratezza stilistica ed essenzialità una giornata soltanto della vita del professor Isak Bork, e tuttavia traccia la sintesi di una vita intera. Riflessione sul tempo, sul cambiamento, sulla paura, sulla maschera che indossiamo. Un’affascinante opera che ha conquistato i pubblici di tutto il mondo e tra gli altri il premio premio Orso d’oro al festival di Berlino.

La fontana della vergine

Data da definire.

(Jungfrukallan) Svezia 1958 | 89’
con Gunnel Lindblom, Max von Sydow, Birgitta Pettersson
Nel quattordicesimo secolo, in Svezia, tre pastori violentano e uccidono una giovane. Sul luogo, per un miracolo, sgorgherà una fonte. Nella splendida fotografia in bianco e nero, del fidato Sven Nikvist, una rappresentazione di un mondo ancora barbarico e una riflessione sui tormenti della fede: tra ragione e passione, cristianesimo e paganesimo. Oscar per il miglior film straniero.

Come in uno specchio

Data da definire.

(Sasom in en spegel) Svezia 1961 | 89’
con Hanriet Anderson, Gunnar Bjonstrand, Max von Sydow
Ritmato dalla musica di un quartetto d’archi di Bach (suite n.2 per violoncello), è il primo film da camera di Bergman. Attraverso quattro personaggi  su un’isola affronta i temi del vivere, dell’arte, della malattia, della famiglia. Un film sconvolgente sulla follia e sulla presenza/assenza di Dio. Oscar come miglior film straniero nel 1962.

Persona

Data da definire.

(Persona) Svezia 1966 | 86’
con Bibi Andersson, Liv Ulmann, Gunnar Bionstrand
Dramma esistenziale sui temi del doppio e della maschera, scritto da Bergman durante un ricovero ospedaliero. Stilisticamente è la sua opera più sperimentale, i suoi temi tipici sono calati in un pessimismo radicale. La fotografia, come sempre, è di Sven Nikvist.

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