Archivio / Teatro

Ivan e il diavolo

Il mistero del doppio nei Fratelli Karamazov

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Ivan e il diavolo

Il mistero del doppio nei Fratelli Karamazov

Il capitolo più misterioso, per il suo particolare stile grottesco, dell’ultimo grande romanzo di Dostoevskij prende vita in uno spettacolo al confine tra la realtà e l’allucinazione, per sondare le radici del male. L’allestimento punta a sottolineare la dimensione del contrasto, del conflitto, degli opposti che si incontrano e collidono quando non possono più essere tenuti distanti. Ci troviamo in un ambiente degradato, logoro e sudicio, come a dare una rappresentazione esterna dell’anima di Ivan: un bagno che dovrebbe fungere da luogo della purificazione e della pulizia e che, al contrario, è più sporco di una latrina pubblica, abbandonato al degrado. Ma il bagno è il luogo tipico della solitudine, dell’incontro con se stessi davanti allo specchio, l’incontro con il proprio doppio. Il testo affronta il tema dell’ingiustizia del male, l’orrore di vedere l’innocenza dei bambini – vittime inermi – costretta a pagare la perversione che, in molti uomini, ha la meglio sul loro lato umano; ma, soprattutto, l’orrore che nasce nell’uomo quando comprende che il male in sé è seducente nonché endemicamente parte del proprio essere.
Il giovane Ivan si confronta con il lato oscuro della propria anima, interpretato da Mino Manni alle prese con un diavolo sorprendente e imprevedibile, in un dialogo divertente, sagace, estremo, di straordinaria potenza: “Il diavolo e Dio sono sempre in lotta tra loro, e il campo di battaglia è il cuore dell’uomo”.

Non il diavolo della tradizione, spaventoso, blasfemo, ma un diavolo goffo, stupido e pasticcione. Merito di Oliva è di aver colto questo dato essenziale. C’è qualcosa di irresistibilmente comico nel dialogo a due tra Ivan e il Diavolo. E bravo è Mino Manni a tenere botta, oscillando tra un registro e l’altro, rimbrottando Ivan e trascinandolo sulle note del Mambo Number 5.
Roberto Rizzente – HYSTRIO